INAUGURAZIONE POZZO ARTISTICO NEL CHIOSTRO
Nel 1869 lo scrittore russo Fedor Dostoevskij fa dire al personaggio protagonista del romanzo “L’idiota” una frase davvero incredibile: la bellezza salverà il mondo.
A latere del contesto originario, dove spalanca le porte ad una riflessione sull’ontologia del bello e del bene fino ad ammettere che il bene diventa bello, la frase è divenuta una sorta di grido di guerra contro un inverno dello spirito che, forse inconsapevolmente, già stiamo vivendo.
La bellezza salverà il mondo. Ma quale bellezza avrà questo valore redentorio? La bellezza della natura, quella della figura umana? Sento di poter dire: né l’una né l’altra, direttamente; entrambe con la mediazione dell’arte. La bellezza della natura ha in sé qualcosa di titanico e terribile. Che si tratti della cima innevata o del cielo minaccioso o del volo del falco a ridosso della falesia che taglia il mare, la percezione immediata che ne deriva è di una immensità perenne e indifferente a ogni sorte. Anche la bellezza della figura umana, nel breve spazio della tangibilità dei sensi, è in capo ad una catena di emozioni che defluisce nelle acque scure della passione, è il pegno posto nel gioco dell’amore, l’unico, come ha scritto qualcuno, in cui rischiamo di perdere l’anima. Non sempre l’amore della bellezza salva; più frequentemente danna e condanna. Ma se questa bellezza, indifferente o pericolosa diviene oggetto di un’operazione mentale, se è non solo percepita dai sensi, ma capita dalla ragione, allora essa feconda la creatività umana nel più mirabile dei modi e produce altra bellezza più vicina al nostro regno, impregnata dello stupore e della paura per l’immane, dello struggimento e del dolore della passione, produce l’Arte.
È questa la bellezza che salverà il mondo.
L’Arte non potrà mai consumarsi in un lavoro, in un mero bilanciamento tra una prestazione e un compenso. L’arte ha sempre l’asimmetria del dono, il disequilibrio della gratuità.
Oggi, nel nostro chiostro, festeggiamo l’Arte. Era già bello il chiostro di questo Liceo. Da oggi vanterà un altro fregio: un meraviglioso pozzo artistico che ripete la foggia del maiolicato di Santa Chiara. Avremo un angolo di rappresentanza in cui bellezza si sommerà a bellezza e cultura a cultura, una cornice più degna per tante iniziative che coraggiosamente, nonostante mille e una difficoltà abbiamo portato avanti e alla quale, quanto prima, si affiancherà il perfezionamento dell’hortus che le devastanti condizioni meteorologiche hanno frenato. Ma di un altro ornamento s’inorgoglisce l’intera comunità del Liceo Braucci: una sinergia di contributi e di disponibilità.
Prima tra tutti, consentitemi di ringraziare la Prof.ssa Assunta Caserta, la Minerva che ha assecondato i miei sogni, vera domina, nel senso latino del termine che gratuitamente e senza riserve ha dato corpo alla fantasia e, anche da lontano, ha guidato i suoi studenti nella realizzazione di questa meraviglia. Grazie ai due Collaboratori scolastici, i signori Pietro Palumbo e Alfonso Vitale che hanno generosamente messo in campo le loro competenze per realizzare la parte per così dire hardware dell’opera, il taglio e l’assemblaggio dei pezzi, la verniciatura impermeabilizzante, l’arco in ferro, la gradinata di supporto. Grazie Pietro e Alfonso, grazie perché avete fatto scuola con esempio ed entusiasmo contagiosi. Grazie ai ragazzi che hanno fatto bottega, nell’accezione rinascimentale dell’espressione. Sono entrato spesso nell’ambiente che chiamiamo laboratorio d’arte e li ho sorpresi a procedere con le verifiche di storia dell’arte mentre a turno si avvicendavano nelle operazioni di pittura. E li ho visto felici, sereni, entusiasti, tanto da venire a scuola anche nei giorni di rotazione per procedere più alacremente. Grazie ragazzi. Siete stati splendidi. Con voi si realizza un miracolo da non poco: in genere è la scuola che si premura di lasciare un segno nei giovani che la attraversano, questa volta siete voi a lasciare una vostra traccia nella Scuola.
Colgo l’occasione per ringraziare anche quanti si sono prodigati in critiche. Hanno sopperito alla nostra carenza di tempo in un’attività che richiede perizia e abnegazione e per la quale non osiamo competere. Ci vogliono degli specialisti che facciano solo questo.
Ringrazio i convenuti che ci onorano con la loro presenza di ospiti graditissimi, amici, personalità, cariche istituzionali e politiche e il Personale di questo Liceo che, come me, oggi testimonia l’orgoglio di essere parte di una comunità di cultura.
Quella culturale è l’unica forma di aristocrazia che riconosco perché è l’unica accessibile a tutti.
DS Claudio MOLA
Galleria Foto