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Il presepe ha almeno una triplice valenza: quella artistica, universalmente riconosciuta, che lo colloca tra i soggetti più riprodotti nella storia, quella religiosa, per chi è supportato dal dono della fede e quella spirituale, più universale della precedente, che coinvolge la parte di noi che già gli antichi chiamavano anima. È un simbolo di amore e l’amore è un sentimento asimmetrico: non si ama perché si è amati; si ama e basta e per questo si soffre. Non ci fa, infatti, tanto soffrire l’odio degli altri quanto l’amore non corrisposto. Nulla di più asimmetrico dell’amore di un Dio che crea il tempo e si sveste della sua invulnerabilità per acquisire la vulnerabilità di un bimbo figlio di profughi, in una terra sopraffatta dalla forza. Accogliamo l’insegnamento che scende da questa cattedra e cediamo a questa asimmetria che fa muovere il mondo. Buon Natale.